L’esperienza ventennale dello Studio Azzurro

dall'imminente del giungno 2007

Sperimentazioni video e impegno concettuale



L’area della Fabbrica del vapore, situata tra via Procaccini e il piazzale del Cimitero Monumentale, è comunemente considerata una Grande Incompiuta. Grande spazio, grandi possibilità, ma pochi progetti e continue proposte di riqualificazione soddisfatte ad intermittenza - una situazione abbastanza comune a Milano.
Tutto vero, probabilmente: ma spesso la tendenza all’autocommiserazione facile fa perdere di vista quanto di buono c’è già e andrebbe tenuto da conto. Studio Azzurro è una di queste realtà, e fin dalla metà degli anni 90 – in tempi non sospetti - ha voluto esprimere con forza la necessità, per una città come Milano, di un centro di creatività e scambio culturale aperto soprattutto ai giovani. Coerentemente con questo atteggiamento, nel dicembre del 2004 ha trasferito gli uffici all’interno della Fabbrica del Vapore, contribuendo in maniera decisiva al progetto di riqualificazione avallato dallo stesso Comune. Più che un punto di arrivo, la nuova sistemazione vorrebbe essere un primo segnale da inserire in un quadro più ampio di iniziative che vorrebbero coinvolgere la città – corsi a tema, workshop, seminari – per migliorarla a livello urbano e sociale – le iniziative sono rivolte soprattutto ai giovani – e contribuire a rendere Milano più appetibile a livello europeo.


Cos’è Studio Azzurro? Secondo gli stessi fondatori è uno studio di ricerca artistica che basa la sua espressione su linguaggi tratti da tecnologie all’avanguardia, presente e attivo dal 1982. Qualcosa di eclettico e piacevolmente aperto fin dall’inizio, essendo nato dall’idea di tre professionisti già impegnati con successo in forme d’arte diverse: Fabio Cirifino (fotografia), Leonardo Sangiorgi (grafica e animazioni) e Paolo Rosa (cinema ed arti visive), tutti classe ’49, ai quali si è aggiunto nel 1995 Stefano Riveda, esperto in sistemi interattivi.
L’obiettivo del progetto è l’esplorazione dei potenziali poetici ed espressivi delle tecnologie e dei sistemi che hanno cambiato la vita di ciascuno negli ultimi anni, entrando nell’uso e nella mentalità comune. Una esplorazione viva e lunga ormai 25 anni, che ha fatto di Studio Azzurro un nome noto ben oltre i confini di Milano e dell’Italia – un’esperienza modulata in una serie sorprendente di scelte e lavori: dal teatro alle installazioni video, dalla progettazione di ambienti museali al cinema: dal 1981 ad oggi sei produzioni, tra corti e lungometraggi, l’ultimo è Il mnemonista (2000) con – tra gli altri – Sandro Lombardi, Sergio Rubini e Sonia Bergamasco, che il Morandini 2007 ha definito “troppo eccentrico rispetto al panorama del cinema italiano per essere capito e valutato come meritava”.
Lavori sperimentali, ma non fini a se stessi: accanto al valore artistico assoluto, và sottolineato l’importante impegno concettuale, culturale e sociale – in senso non poi così lato – di chi si spende per creare ambienti interattivi e comunicativi che coinvolgano la persona con un significato. Nelle performances teatrali, lo spettatore diventa parte integrante e attiva della struttura narrativa, “istigato” alla partecipazione da elementi reali e virtuali – il visitatore del museo (tra gli altri: il Museo della Resistenza delle province di Massa Carrara e La Spezia, il Museo dell’Industria e del lavoro di Sesto San Giovanni) viene inserito in un ambiente sviluppato appositamente per avvicinarlo, anche in modo intuitivo, a determinati contenuti.
Per chi fosse interessato ad approfondire le attività di Studio Azzurro è attivo l’ottimo sito ufficiale (http://www.studioazzurro.it/) e segnaliamo la recente uscita per Feltrinelli del dvd “Studio Azzurro – videoambienti, ambienti sensibili” che ne ripropone la storia attraverso una sessantina di lavori.Giacomo Giudici

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