Charles Bukowski: da caro estinto a caro-e-stinto

Scandali addomesticati



Attenzione alle date: Charles Bukowski è nato nel 1920, ha esordito alla fine degli anni Sessanta e concluso carriera e vita nel 1994, con il bestseller Pulp, dopo più di cento pubblicazioni tra prosa lunga e breve e poesia. Storie di ordinaria follia, Compagno di sbronze, Hollwood! Hollywood! Musica per organi caldi: romanzi e raccolte noti, di fatto, anche a chi non ha mai avuto occasione di leggerlo. Charles Bukowski, con la sua America di romanzieri incompiuti, superalcolici, gallinelle, cadaveri nel freezer e cazzi morsi ha incantato e scandalizzato i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori, i nostri zii, in qualche caso probabilmente persino i nostri genitori. E molti di noi.



Edouard Manet presentò Colazione sull'erba al cruciale Salon des Refusés del 1863: anche qui lo scandalo fu grande, le cronache raccontano del pubblico e della critica inorriditi da quei nudi femminili in libertà, da quel cromatismo mai visto, da quella composizione classica stuprata nel contesto moderno. La storia dell'accoglienza di Colazione sull'erba è arcinota perché ci sembra estremamente assurda: nel giro di pochi decenni il quadro perderà la propria carica provocatoria, l'anticonformismo di quella rappresentazione della modernità verrà assorbito e metabolizzato, fino a farci percepire il dipinto come perfettamente innocuo, quasi di maniera.
Bukowski e Manet, con le debite proporzioni, fanno lo stesso: spaccano un vetro e fanno storcere molti nasi. Non precorrono il proprio tempo, come saremmo tentati di dire sbagliando, ma lo compiono, facendo fare un grande balzo in avanti al pubblico, vincendo la sua resistenza iniziale. Manet, in seguito, fatalmente si immola, come succede ai grandi: viene digerito, superato, ma la sua lezione rimane sempre sottotraccia. Bukowski invece, ad 88 anni dalla sua nascita, a 50 anni dai suoi esordi, a 14 anni dalla sua ultima opera e dalla sua morte, sta sulla maglietta di una buona fetta della nostra gioventù: immutato e mortificato.
Mortificato in senso letterale: reso morto, pietrificato, da chi lo venera e lo brandisce a mò di martello per sventolare il proprio stile, da chi lo accetta in maniera acritica come il non plus ultra del postmoderno, l'insuperato e l'insuperabile. E' la letteratura contemporaneissima e attualissima per certi salotti un po' truci - le colonne e il Mom, per semplificare - come il francese con basco e baguette (sotto l'ascella) è l'autentico francese per l'americano porcino proveniente da Yale. Da caro estinto a caro-e-stinto: Bukowski è rimasto sullo stomaco di chi lo salmodia, tanto da sentirsi il bisogno che cominci a stare sulle palle a qualcuno. Sembra l'unico modo per sorpassarlo. L'anticonformista per antonomasia è diventato un dogma di immaginario della realtà e di comportamento, ovvero il conformismo. Suo malgrado, si direbbe, anche se ascoltandolo (cercare cigarettes session su youtube) viene da pensare che il maestro - perché di un maestro parliamo - forse in ultima sulla propria persona diventata personaggio abbia fatto un po' autoerotismo.
Parlando di Bukowski non si può evitare di indossare, in appendice, un'altra maglietta molto simile e forse ancora più diffusa: Fear and loathing in Las Vegas, Paura e disgusto a Las Vegas, in Italia conosciuto come Paura e delirio a Las Vegas considerato il solito vizio di cambiare in peggio i titoli. Un vero culto, ultraidolatrato e ancora più accessibile perché cinematografico e perché interpretato da due autentici mammasantissima, Johnny Depp e Benicio del Toro. Forse non proprio tutti coloro che molto sensualmente ritengono sia già pronto per i licei e le tesi universitarie sanno che non si tratta originariamente di un film (1998) ma di un libro (in Italia - 1996) tratto a sua volta da un reportage, di un viaggio realmente avvenuto, pubblicato su Rolling Stone nel millenovecentosettantuno, ovvero 37 anni fa.
Sette anni in più di quelli che distanziano Colazione sull'erba da Il grido di Munch. Come dire che forse bisogna distogliere lo sguardo da nonni e padri impagliati, levarsi le loro magliette e cercare di rifarsi la bocca.



Giacomo Giudici

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