Io Santo, Tu Beato (risate)

dall'imminte de marzo 2008

Sarti e Storti: santi subito




L'Italia è l'unico paese d'Europa dove serve coraggio, e ne serve tanto, per mettere in discussione e irridere le istituzioni. Serve coraggio perché noi riteniamo inopportuno, noi ci dissociamo, noi quereliamo, noi censuriamo. Lo abbiamo fatto quando tre autori televisivi, tre giornalisti, sono stati allontanati dalla tv pubblica perché esprimere la loro opinione, o meglio, fare il proprio lavoro è fare un uso criminoso del mezzo. Lo abbiamo fatto quando un programma è stato chiuso perché dei dirigenti di un'azienda ritenevano di sapere il significato del termine ‘satira’ meglio di chi di satira ci campa. Lo abbiamo fatto quando un gruppo di professori e ricercatori dell' Università della Capitale ha espresso il proprio dissenso nei confronti di un invito del tutto contestabile, stravolgendo i fatti, dimenticando il significato del termine democrazia o di usarlo con equità, alimentando versioni palesemente faziose della vicenda. Questo perchè in Italia in ogni disputa i buoni e i cattivi ci devono essere sempre dati, a priori, dal moral costume e dalla buona creanza, e di questa ci si deve fidare, perché è la versione giusta, lo dicono tutti (tutti chi?), perché non sia mai che un cittadino si trovi a dover valutare in base ai fatti e mettere in dubbio le verità ufficiali.
Se però alcuni di voi, spinti da sana curiosità e innocente spirito di irriverenza, vogliono sentire una voce che del moral costume se ne fa beffa, fino al 30 marzo al Teatro della Cooperativa di via Hermada 8, zona Niguarda, è in scena Io Santo, Tu Beato (risate). Protagonisti dello spettacolo Papa Pio XII e Padre Pio, che si incontrano alle porte del Paradiso in attesa di potervi accedere. Scherza con i fanti ma lascia stare i Santi. E perché? Non se lo meritano? Secondo Renato Sarti, autore del testo e attore insieme a Bebo Storti della piece, se lo meritano eccome. Senza contare che la vita di queste due figure storiche, di questi due uomini, di magagne e ambiguità su cui fondare una farsa ne é colma. Padre Pio è il santo più invocato dai fedeli, molto più di Gesù o della Madonna. E sicuramente, in vita, è stato anche molto più ricco di loro. A differenza di Francesco, il santo cui l'ordine del frate da Pietralcina era devoto, che si liberò della sua ricchezza donando la vita a Dio, Padre Pio grazie alla venerazione cui fu oggetto già ben prima della sua morte, diventò proprietario di considerevoli beni mobili ed immobili tanto che fu costretto a fare due testamenti a favore del Vaticano. E il voto di povertà? Un personaggio terreno, con i difetti propri di qualunque uomo: finte malattie per evitare il trasferimento in un convento sgradito e raccomandazioni per l'esonero dalla Leva. È questo il padre Pio rappresentato da Bebo Storti, un paesano simpatico e volgare, che l'attore riesce a rendere irresistibile al pubblico grazie a stilemi propri della Commedia dell'Arte, lazzi e giochi di parole inseriti fra le battute rivolte alla platea. Certo è difficile riuscire a fare una critica intelligente rifuggendo il cattivo gusto su temi così delicati, ma è questo il grande merito di Sarti e Storti, che provocano con responsabilità invocando la Scomunica. Al posto dei miracoli, sono altri i misteri messi in scena: riferimenti alla vicenda degli Arditi di Cristo o all'Operazione Candelabri di cui il lettore dovrà cercare maggiori informazioni altrove, dato l'esiguo spazio di questa rubrica. Se Padre Pio è ritratto soprattutto come un uomo comune distante quanto tutti noi dalla santità, Pio XII non può ricevere lo stesso trattamento. La Chiesa stessa si è trovata spesso in palese imbarazzo per il silenzio di papa Pacelli durante le torture, gli omicidi e le stragi naziste.




Non vi sono prove di veri abusi, diceva. Ma nulla disse invece delle stragi compiute dai religiosi cattolici croati nei confronti dei serbi ortodossi, degli zingari e degli ebrei. Né valsero a smuoverlo le testimonianze dei deportati sopravvissuti. Solo a guerra finita egli invocò misericordia, ma nei confronti di autorità religiose e gerarchi nazisti, colpevoli di crimini contro l'umanità, per molti dei quali favorì la fuga in Sudamerica. È grande Renato Sarti, il Pio XII di Io Santo, tu Beato, a ritrarre un personaggio che emerge sin dall'inizio come il più ragionevole fra i due, quello con il cui buonsenso è più facile identificarsi: da bravo papa egli sa come ottenere l'approvazione dei suoi fedeli. Per questo quando i due protagonisti si trovano sul banco degli accusati lo stupore e lo sdegno per le rivelazioni su Pacelli è maggiore rispetto a quelle sul frate di Pietralcina. Perché, in fondo, chi l'avrebbe mai detto? Ma se per Padre Pio siamo di fronte a peccati del tutto veniali non è con quattro Ave Maria e un Pater Gloria che si ottiene l'assoluzione da certe azioni criminose.
Come gli attori della commedia dell'arte Sarti e Storti chiamano più volte l'applauso durante lo spettacolo: l'applauso arriva ed è quello più liberatorio.

http://www.teatrodellacooperativa.it/


Antonino Valvo

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