Antonin Artaud - Uomo di Cinema

Tributo al tormento di un poeta


Artaud multiforme ingegno. Come era possibile lasciarlo ancora tacere? Da qui la mostra Volti/Labirinti allestita al PAC di Milano, concepita come un collage di tutti i linguaggi artistici in cui la sua personalità esplosiva si era cimentata. In questa abile operazione multimediale è stato riservato un ampio spazio alla sezione cinema (ricordiamo anche le due preziose rassegne cinematografiche correlate alla mostra - la prima sui film con Artaud attore presso lo spazio Oberdan, la seconda sul cinema che ha abbracciato la concezione artaudiana della "crudeltà" presso il cinema Gnomo). Perché Artaud è stato uomo di cinema. Artaud amava il cinema: "Amo il cinema. Non importa che genere di film. Il cinema implica un rovesciamento completo dei valori, uno sconvolgimento dell'ottica, della prospettiva della logica". Presterà il suo volto penetrante, la sua nervosa ed estremamente espressiva gestualità in ben ventidue pellicole. Non memorabile il suo Marat nel Napoleon di Gance, pellicola incentrata troppo sul tema dell'epopea - "parossismo in un'epoca che era essa stessa parossismo". Diversamente Artaud ci ha regalato un'intensa interpretazione con la parte del monaco Massieu ne La Passione di Giovanna d' Arco di Dreyer. Indimenticabile il dialogo tra Giovanna e Massieu che la prepara alla morte: i primissimi piani di questi volti senza trucco rivelano in modo straordinario l'intimo gioco dei sentimenti, riuscendo a turbare l'emotività dello spettatore.
Nell'arco discendente del suo astro l'artista rimase deluso dalla macchina cinema: "Il mondo cinematografico è un mondo morto, illusorio, fatto a pezzi, non permette alcun rimescolamento né alcuna ripetizione, condizioni maggiori della lacerazione della sensibilità". Probabilmente pensava che fosse impossibile trasferire sullo schermo i principi del suo "teatro della crudeltà". Ignorava quanto il suo pensiero avrebbe influenzato le generazioni a venire.


Crisitana Caffiero

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