Appunti di cinema transgender

Corpi davanti allo specchio

“(…) Quello che stavo dicendo è che costa molto essere autentica signora mia... e in questo non bisogna essere tirchie, perché una più è autentica quanto più somiglia all'idea che ha sognato di se stessa.”
(Antonia San Juan – Agrado –Tutto su mia madre)



Lo sguardo vivace e tenero di Neil Jordan si posa sulla vita di Patrick “Gattina” Braden e compone immagini di grande emotività: Patrick non rinuncia mai a vivere la propria identità, che sente essere fortemente femminile, e lo fa lungo tutta la propria esistenza senza sottrarsi alle offese del mondo esterno. Ed è di colori, musica gioiosa, senso di innocenza e fantasia che è fatta “Gattina”: un corpo “di confine” che vive senza mentire a se stesso. Come recitava il sottotitolo del film Girl like me ( Holland, 2006), biografia del giovane Gwen Araujo, assassinato allorché tre coetanei scoprirono che era biologicamente uomo: “he was just who she was”.
A partire dall’ ultimo decennio sono state realizzate numerose pellicole in grado di declinare la ricerca dell’ identità sessuale e la tematica “transgender”, le quali hanno certamente fruito di una maggiore libertà espressiva e “trasgressiva” dettata dal maturare dei tempi. Mi chiedo, ad esempio, come invece poteva essere negli anni Sessanta, nel nostro Paese, assistere alle immagini di un film come Frenesia dell’ estate (Luigi Zampa, 1963), nell’ episodio in cui Vittorio Gassman, integerrimo colonnello di marina, viene turbato in un locale notturno dall’ attrazione per una donna che crede un travestito (cosa che invece non è): la rappresentazione del disagio psicologico ed emotivo che il solo pensiero genera nel protagonista è emblematica. Piccoli e grandi “outing” post ’68 nel Vedo Nudo di Dino Risi, protagonista un Nino Manfredi zelante impiegato con doppia vita al femminile, con tanto di vestaglietta e ciabattine rosa. Iconografia quasi anticipatrice dell’ esplicitazione apertis verbis della “coppia di fatto” de Il Vizietto di Edouard Molinaro (1978). Renato (Ugo Tognazzi) e Albin (Michel Serrault) gestiscono un night per travestiti, dove quest’ ultimo si esibisce come “Zaza”. Il film ha segnato profondamente l’ immaginario collettivo, tanto da avere ben due sequel ed un remake hollywoodiano, Piume di Struzzo (1996), con Robin Williams ed un grandissimo Nathan Lane. Tornando al presente, sono stati prodotti di recente in Italia alcuni significativi documentari, prove sincere di consapevolezza e realismo. In particolare Cachaça (F. Benvenuti, 2005) e Crisalidi (F. Tinelli, 2005). Da segnalare anche Come mi vuoi di Carmine Amoroso (1996), in cui il mondo trans è volutamente dipinto con grande crudezza; pellicola in cui ha esordito anche Vladimir Luxuria, che ritroviamo nel più recente film a tema: Mater Natura (Massimo Andrei, 2005). Quest’ opera ha colpito per le sue caratteristiche vivide e visionarie, nonché per la commistione di ispirazioni e stili, dalla sceneggiata partenopea, a Pappi Corsicato, al maestro Almodovar. Nel film di Andrei prendono vita personaggi estremi, ma non per questo meno autentici nella loro umanità. Questo è ciò a cui gli spettatori non possono restare indifferenti: Almodovar insegna che dinanzi all’ impetuosità della Vita e delle sue passioni, che sono commedia e tragedia al tempo stesso, non dobbiamo temere di addentrarci in mondi spesso eccentrici, trasgressivi. E’ un invito a sospendere la nostra incredulità, ad abbandonare i canoni della verosimiglianza e, perché no, dei falsi moralismi di tanti “benpensanti”.



Jessica Perini

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