Missing - Scomparso 1982

Stati Uniti d’America: democrazia o menzogna?


dall'imminente del gennaio 2006

Vi sembra possibile che gli Stati Uniti, da sempre considerati il paese dei diritti dell'uomo e della libertà, possano sacrificare questi puri e giusti ideali per degli interessi di tipo economico?! Loro, che anche in tempi moderni, così difficili e controversi, si professano sempre e comunque salvatori della democrazia e dei cittadini? Insinuare una cosa del genere potrebbe sembrare un' accusa falsa e ingiustificata. Missing-Scomparso: anche il protagonista, Ed Horman (interpretato ad arte da Jack Lemmon) sembra dello stesso parere. Inizialmente. Uomo dai sani principi, con i piedi per terra: non dubiterebbe mai del suo paese, terra di opportunità nel quale lui stesso, con le proprie mani, ha potuto costruirsi una carriera. Fino al momento in cui non viene a sapere della scomparsa del suo unico figlio, Charlie (Jhon Shea) , che vive con la moglie in un Paese dell'America Latina. Siamo nel Cile sconvolto dal colpo di stato di Pinochet, dove la vita si è trasformata in un incubo angosciante: la normalità è venire perquisiti, picchiati e uccisi per strada, dall'esercito, senza la minima ragione. La normalità è scomparire da un giorno all'altro dalla faccia della terra, finendo come uno delle centinaia di corpi senza nome ammassati negli scantinati di uno stadio, come sembra sia capitato a, Charlie, cittadino americano. Catapultato in questa realtà capovolta, sconvolto
dalla perdita del figlio, Ed dovrà ricredersi su tutto: accompagnato da Beth, la dolce ma decisa (e meno ciecamente fiduciosa) moglie del figlio, inizierà un' angosciosa ricerca che lo porterà a capire come il mondo non è per forza come appare e che esistono altri modi di vivere e di vedere le cose che, sebbene diversi dal proprio, sono altrettanto dignitosi. Nonostante le promesse d'aiuto dell'Ambascita Americana, Ed si rende conto che il vero scopo di chi gli sta intorno va decisamente contro corrente rispetto al suo: la verità non deve venire a galla. Una verità che Charlie ha scoperto per caso e che vede il governo Americano come potente burattinaio dietro al colpo di stato. Che vede la CIA che appoggia l'assassinio di Allende, il candidato di Unidad Popular, che, dopo essere salito al potere nel 1970 tramite regolari elezioni, promuoveva una riforma agraria e la nazionalizzazione del settore minerario (iniziative entrambe in contrasto con gli interessi nordamericani). E che vede gli Stati Uniti come economicamente tutt'altro che dispiaciuti del governo militare e dittatoriale di Pinochet. Ed si troverà così non solo ad affrontare la disperazione per la morte di Charlie, ma anche la disillusione e l'amarezza per aver compreso quali sono i reali scopi dei suoi compatrioti "garanti dell'ordine pubblico" negli altri paesi. E l'impotenza: come sempre accade in questi casi, nonostante le denunce di Ed, nessuno verrà condannato. Il governo insabbierà il tutto. Anche la salma di Charlie tornerà in patria solo molti mesi dopo il ritrovamento del corpo, rendendo così inutile un'eventuale autopsia. Di storie "realmente accadute" come questa che ci presenta il regista Costa Gravas ce ne sono moltissime nel subcontinente americano (e non solo): nel 1964, in Brasile, gli Usa appoggiano la "rivoluzione militare" mettendo al potere il feroce dittatore Castello Branco. Nel 1903, in Colombia, gli Stati Uniti danno il loro aiuto militare a Panamà per ottenere l'indipendenza dalla nazione, in modo da averne il controllo dell'istmo. Nel 1898 Cuba ottiene l'indipendenza grazie all'appoggio Usa, diventandone poi però protettorato militare. Nel corso del 900, intervengono pesantemente nella politica dell'isola, sia politicamente sia economicamente. Nel 1961 viene proclamata (dopo una lunga guerriglia) la repubblica socialista: gli Usa, oltre all'embargo, rompono le relazioni diplomatiche. E nel 1954, in Guatemala, sono sempre i democratici Stati Uniti (che possedendo nel paese tutte le industrie più importanti, dalle ferrovie alla famosa United Fruit Company) destituiscono il presidente Arbenz. Eletto regolarmente, aveva avviato una riforma agraria che ridistribuiva la terra fra gli indios espropriati dalle multinazionali: tramite l'intervento nordamericano viene destituito e sale al potere un dittatore: Castello Armas. E la lista potrebbe continuare. Sono tante le storie come questa e tanti i modi di raccontarle. Garvas ha scelto come punto di vista quello americano, e questa è una scelta importante: forse quello che vuole suggerirci è che tutti noi che viviamo nella parte "fortunata" del mondo siamo un po' come Ed: ciechi e per lo più disinteressati. Se solo potessimo vivere esperienze simili a queste, apriremmo i nostri occhi, giudicheremmo le cose più lucidamente. Ma ci deve essere un altro modo per uscire da questa sorta di letargo mentale, al quale ci siamo autocondannati. Dobbiamo aprire gli occhi, sperando di poter fare qualcosa di più oltre al constatare di essere arrivati troppo tardi.


Paola Gallo

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