Alla scoperta della Civica Raccolta delle Stampe Bertarelli e del Civico Archivio Fotografico

Munitevi solo di curiosità




Uno degli adagi ricorrenti del milanese ottimista (purosangue o di adozione) recita più o meno così: "non è vero che Milano non propone cultura, non è vero che Milano è solo la città dei danée. Milano ha del buono, ma lo nasconde". Da queste classiche sentenze, l'altrettanto classico corollario: che uno dei motivi di fascino di Milano sia proprio il fatto che la città non si getta addosso al primo venuto, e nemmeno a chi ci abita da sempre, ma va scoperta in proprio. Tutto questo probabilmente è banale, ma anche vero. E un modo per verificarlo è visitare due archivi milanesi, posti nello stesso luogo fisico - si trovano al Castello Sforzesco - ma molto diversi tra loro: la Civica Raccolta delle Stampe Bertarelli e il Civico Archivio Fotografico di Milano.Importanti le analogie: si tratta di due istituzioni che a buon diritto possono essere definite storiche - l'archivio Bertarelli nasce nel 1925, l'archivio fotografico nel 1933 - e imponenti, considerando che conservano rispettivamente un milione di stampe e seicentomila fotografie. Inoltre, e vale la pena sottolinearlo, si tratta di luoghi pubblici, aperti a chiunque voglia impegnarsi in una ricerca, animato anche solamente da semplice curiosità. La burocrazia è ridotta al minimo, è sufficiente prendere un appuntamento per contare sull'aiuto del personale e ottenere il materiale desiderato.Quale materiale? Ecco le differenze. Per parlare della Raccolta delle Stampe, eccezionale istituto, non si può partire da una storia altrettanto eccezionale: quella di Achille Bertarelli (1863-1938), filantropo milanese, eccentrico appassionato di iconografia e grafica popolare che, preferendo delle stampe il soggetto rispetto al "mero" lato artistico, ne raccolse in vita quasi trecentomila, che donò al Comune prima della sua morte, formando così il nucleo originale della raccolta e regalando al pubblico la straordinaria testimonianza di un'epoca. E non solo, perché la caratteristica principale dell'archivio Bertarelli è sicuramente la varietà: dire che si trova tutto, qui, non è un'esagerazione - dalle xilografie quattrocentesche ai manifesti pubblicitari di primo novecento, carte geografiche e vedute provenienti da tutta Italia e dall'Europa, soldatini, grafiche popolari sacre e profane, biglietti da visita e d'auguri di ogni epoca. Il visitatore che consulta il catalogo rimane affascinato dalle possibilità che offre la raccolta, amplissima nello spazio e nel tempo, e il rischio è soprattutto quello di perdersi nell'abbondanza. Il risultato è un archivio sui generis, probabilmente unico in Italia.In confronto all'esplosività archivistica del Bertarelli, il Civico Archivio Fotografico sembra impallidire, ma è decisamente solo un'impressione. E' vero che il patrimonio è più ristretto - 600.000 documenti (negativi e positivi, dagherrotipi, carte salate e così via) che coprono un arco di tempo che va dal 1840 ai giorni nostri - ma è anche vero che qualsiasi documento risulta estremamente pregnante. Il grosso delle testimonianze, infatti, riguarda Milano fino al secondo conflitto mondiale compreso: questo fa dell'archivio, prima di tutto, un fondo straordinario di memoria storica. Ed infatti, oltre che dagli specialisti, è visitato da milanesi semplici che vogliono soddisfare visivamente qualche domanda, qualche curiosità, sulla propria città per come è stata prima che gli interventi di epoca fascista (come la copertura dei Navigli), i bombardamenti e l'urbanizzazione ne cambiassero per sempre il volto. Anche in questo caso, una semplice occhiata agli estremi dei cataloghi fa capire immediatamente il valore del patrimonio, per varietà e qualità. Oltre alla larghissima sezione su Milano, ci sono poi interessanti incursioni fuori d'Italia, in Europa ed oltre: ad esempio, fotografie ottocentesche di Groenlandia e Giappone - come scoperchiare altri mondi.



Civico Archivio Fotografico

Archivio Bertarelli


Giacomo Giudici

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