


La libertà di parola e di pensiero sono alla base della struttura democratica, e i due comici ne hanno fatto uso come era giusto che fosse, consapevoli delle reazioni che avrebbero suscitato sia nel pubblico lì riunito, sia nell'opinione pubblica. Il punto è che qui non stiamo parlando di informazione o libertà, stiamo parlando di satira. E la satira è tutta un'altra storia. Aldilà della sua storia e del significato, la Corte di Cassazione ha dato questa definizione di satira: " [la satira] È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. " La satira è di natura contro il potere, ma non per questo il potere non se ne può servire: "Ritengo che la satira sia uno strumento utile nel dibattito politico […] il mio capo ufficio stampa ha avuto la disposizione di pormi in evidenza tutte le mattine gli attacchi alla mia persona. In questo modo posso correggere i miei eventuali errori. A mio avviso, alla satira non dovrebbero essere posti limiti, se non quelli suggeriti dal buon gusto". A parlare era il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Ma ancora: "La satira è stata sempre utile a un corretto sviluppo della politica, anche su un piano di radicazione culturale degli atteggiamenti critici […] i limiti devono essere lasciati al costume. Non credo compatibili con la libertà democratica limiti politici di qualsiasi natura." Parola del senatore Giulio Andreotti.
Ma se la satira non è politica, perché si è tentato di procedere giuridicamente contro Beppe Grillo e Sabina Guzzanti per le affermazioni di piazza Navona? Offesa al presidente della repubblica e a capo di stato straniero da uno a cinque anni di carcere, è stato detto. Gli interventi dei due comici erano opinabili ma i fatti su cui si basavano incontestabili. Quindi è il linguaggio che porta all'offesa. Ma la satira per sua stessa natura usa un linguaggio diretto, cattivo e, sì, anche volgare. Quello cercato di aprire è stato un processo alla satira come fenomeno di costume. Un discorso di esecrabile censura? La questione non è così semplice. Nei casi citati e in altri eclatanti (chiusura del programma di Luttazzi e della stessa Guzzanti) il problema è sempre stato la possibilità di poter comunicare a un gran numero di persone, una massa la cui opinione conta pesantemente nella vita pubblica. Ecco il perché del blocco, della censura. La satira è libera ma non può essere imposta: è offensiva, e il ragionamento fila, considerando che in certi mezzi di comunicazione chi riceve il messaggio è molto più vulnerabile e inconsapevole che in altri media (come la carta stampata e internet). Quello che ora vorremmo denunciare quindi non è il regime, la carenza di democrazia, ma l'ipocrisia che sta dietro a gesti che finiscono per nuocere soltanto a comici e artisti che lavorano. Non esiste il reato di vilipendio al Pontefice, fu Craxi a cancellarlo. Inoltre è stato abolito anche l'articolo riguardo l'offesa di un capo di stato straniero. L'accusa voleva probabilmente sollevare sdegno e i soliti dibattiti scontati e scoraggiare nuovi interventi non graditi. Fermare un certo tipo di satira. Se ci sono riusciti o meno solo il tempo ce lo potrà dire. Per ora, facciamoci una bella risata.
Antonino Valvo
I fanatici del web e dei cortometraggi forse già conosceranno la Blue Tongue Films, ma per chi non lo sapesse bisogna dire che è un'affermata casa di produzione cinematografica australiana specializzata in cortometraggi che hanno girato nei festival di tutto il mondo. La particolarità di questa casa consiste nel fatto che alla distribuzione canonica dei suoi prodotti preferisce la pubblicazione on-line su bluetonguefilms.com, un sito semplice che punta tutto sull'"archivio" di cortometraggi di assoluto valore. Di particolare qualità artistica, tecnica e narrativa sono Spider e Lucky, entrambi scritti e diretti da Nash Edgerton, già famoso come stuntman in film quali Star Wars e Matrix.
Spider concentra in 9 minuti la riappacificazione di una coppia durante un viaggio in auto e uno scherzo che lui fa a lei. Il film si apre con la citazione di una mamma che dice "It's all fun and games until someone loses an eye" e mostra gli effetti di uno scherzo con sbalorditivi effetti visivi non mascherati da un facile montaggio che permette l'uso di tecniche banali. Edgerton non stacca mai quando ci si aspetta che debba farlo, al punto che si arriva a chiedersi "ma come ha fatto?". Anche la messa in scena assolutamente realistica contribuisce a rendere il film più credibile e aumenta lo stupore che da visivo diventa una sorta di divertente reazione da "è orribile, ma insegna qualcosa". Guardare Spider è come leggere una breve storia d'immaginazione.Lucky, invece, è la storia di un uomo che cerca di uscire da una macchina lanciata a tutta velocità. C'è bisogno di sapere altro? No. I 3 minuti senza dialogo di Lucky ci ricordano con piacere quanto un film possa essere coinvolgente e si rimane sorpresi da quanto si possa fare con così poco in termini di set, durata e attori. L'ambientazione in una strada deserta e una luce naturale davvero ben utilizzata aggiungono un tocco realistico alla grande sorpresa che il finale riserva allo spettatore.Dopo aver visto Spider e Lucky può sembrare che Nash Edgerton abbia la mente un po' distorta, invece mostra una capacità straordinaria nell'inserire estreme situazioni da stuntman in contesti realistici. Un accoppiamento forte, che non stride ma colpisce, e che rivela tutta la forza del cinema.
Michele Comba
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