Un impiegato, un dottore e l’omicidio di Augusta T.


Dall'analisi delle pellicole e delle registrazioni in nostro possesso, non risulta che il Dottore e l'Impiegato si siano mai rivolti la parola. Andrebbe pertanto esclusa l'ipotesi che l'Impiegato sia stato sottoposto a interrogatorio da parte del Dottore almeno una volta negli anni fra il 196* e il 1973.
L'unico momento di contatto accertato fra l'Impiegato e il Dottore, va fatto risalire alle circostanze di un'operazione di Polizia dell'aprile 196*, compiuta durante le indagini sull'omicidio di Augusta Terzi. Nella sua qualifica di dirigente dell'Ufficio Politico, il Dottore aveva fatto visita quel giorno ai piani sotterranei del Palazzo della Questura, dove in base ai suoi ordini erano state appena condotte con la forza una trentina di persone, tutte legate alle formazioni movimentiste dell'estremismo di sinistra. Fra gli uomini e le donne trattenuti per accertamenti vi era anche A.D.F., trentenne, ex impiegato delle Poste.
Al di là di questa occasione, in cui il Dottore e l'Impiegato si trovarono nella stessa stanza per diverso tempo e si scambiarono qualche reciproco e non tenero sguardo, i due uomini non si sono mai incontrati né rapportati in alcun modo.
La data dell'aprile 196* segna per l'Impiegato l'inizio di un secondo periodo di reclusione. Già condannato per il fallito attentato del settembre 196*, evaso dal carcere nel novembre dello stesso anno, dopo aver guidato la rivolta dei detenuti, durante i mesi della latitanza riprende l'attività terroristica in alcuni gruppi clandestini. Al momento del fermo in Questura, nell'aprile, è trovato in possesso di documenti falsi. Risalite alla sua vera identità, le Forze dell'Ordine procedono alla nuova incarcerazione.
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Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un film di Elio Petri, del 1970, con protagonisti Gian Maria Volontè e Florinda Bolkan, e musiche di Ennio Morricone. Storia di un Impiegato è un disco di Fabrizio De Andrè, del 1973. Il Sessantotto, visto appena dopo: due storie sul Potere con la maiuscola, come forza impersonale e inattaccabile. Potere che difende i suoi membri, Potere che arriva ad inglobare e neutralizzare i suoi attentatori, quando questi rischino di metterne davvero in pericolo l'esistenza.
Ma c'è stato davvero, quel basso come martello, quel tamburo insistente, quel giro acuto e spigoloso, che se lo sono presi pure i Subsonica? O è tutto un espediente di cinema e musica? Il De Andrè politico non suona così lontano da Morricone. Il Dottore detta all'Impiegato le parole di Sogno Numero Due: « Hai assolto e hai condannato al di sopra di me, ma al di sopra di me, per quello che hai fatto, per come lo hai rinnovato, il potere ti è grato». E poi chiarisce la sentenza: «Assoluzione e delitto, lo stesso movente».
Dall'altro lato c'è Gian Maria Volontè: l'attore il cui volto è rimasto come uno spazio umile, prestato alle sovrapposizioni dei ruoli e dei personaggi. L'uomo senza una versione stabile e riconoscibile del suo talento. Un primo attore che non ha voglia di autocelebrarsi o di diventare un'icona pop, e che per quanto ci si metta, non riesce proprio a prenderle sul serio, le ragioni dell'avere una faccia o una voce.


« Noi invece siamo a guardia della Legge, che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo. Il popolo è minorenne, la città è malata. Ad altri il compito di educare, a noi quello di reprimere! La repressione è il nostro vaccino. Repressione è civiltà!»

Daniele Belleri

2 commenti:

duellante ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
duellante ha detto...

bah,mi ha cancellatto il precedente commento...
dicevo,un'introduzione a questo film la portammo se non sbaglio anche nell'"elaborato" finale del laboratorio!
curiosita';il bombarolo e per via della canzone di De Andrè o ti sei immedesimato troppo negli anni che hai studiato per preparare la tua tesi?!

ciao ;)