un nostro inedito


La decima vittima di Elio Petri
Ovvero come sfuggire al proprio destino


Ursula è fasciata in un completino rosa, ha la schiena nuda e pantaloni attillati. Ha un bikini metallico, fatto a punte, da cui spara proiettili e uccide. Marcello ha i capelli tinti di biondo e indossa una tunica color paglierino: è il ministro del culto dei tramontisti, i quali ogni sera, in piedi su una spiaggia, piangono alla vista del sole che si inabissa in mare. In una villa poco distante, un coccodrillo nuota in piscina.
Se avete pensato a una generica, frivola commedia di serie B, non siete sulla strada giusta. Il thriller fantascientifico in questione è La decima vittima, di Elio Petri, con Ursula Andress e Marcello Mastroianni, del 1965. Che dire di Elio Petri: a seconda che amiate il cinema politico oppure no, suoi film degli anni Settanta come La classe operaia va in paradiso e Todo Modo potrebbero essere per voi o splendidi o insopportabili. La decima vittima è anche, a suo modo, una vicenda impegnata, ma non vi chiede di essere appassionati di storia contemporanea; compie quindi un piccolo miracolo per l'Italia. Un film politico può piacere a chiunque? La decima vittima è vario, mosso, a volte incongruente, e ha almeno un paio di colpi di scena memorabili. Nei costumi, nel design e nelle ambientazioni ha uno stile calcato, quasi caricaturale (gli anni Sessanta che immaginano il futuro), e anche solo questa potrebbe essere una ragione per consigliare il noleggio.
Tratto da un racconto di Robert Sheckley, La decima vittima ipotizza una futura società in cui la violenza sia gestita razionalmente da un'Autorità internazionale, attraverso l'istituzione di una Grande Caccia all'uomo in dieci tappe. Nell'adattamento della storia originale per il suo film, Petri inserisce alcuni accenni alla situazione italiana di metà anni Sessanta, in particolare sulla questione del divorzio, che sarà introdotto solo nel 1970. Anche nell'Italia futura de La decima vittima il divorzio non è mai stato legalizzato. A margine delle vicende della Grande Caccia si agita quindi il leit motiv dell'odio verso l'istituto del matrimonio da parte di Mastroianni, cui la Sacra Rota ha impiegato sei anni a concedere la separazione dalla ex moglie. A un certo punto il protagonista arriva a riferire alla plurimaritata, americana Andress che «in Italia non si sposa quasi nessuno, non conviene, non c'è ancora il divorzio... Si convive: siamo molto religiosi». Dello spirito di questa battuta è impregnata tutta la storia e in particolare il finale, quando i toni paradossali sono accentuati e La decima vittima si spinge sul confine della farsa.
Proviamo simpatia per Elio Petri. Questo film rappresenta il suo tentativo di sfuggire al proprio destino di regista impegnato. Sappiamo bene, con Hitchcock, come quest'ultima ambizione possa stare a cuore ad un autore. La decima vittima é la sperimentazione di un tipo di film politico meno stereotipato, più sottile, ma altrettanto efficace, e soprattutto divertente quanto un episodio dei migliori James Bond.

Daniele Belleri

Nessun commento: